Dalle Ue bando da un milione per le nuove professioni culturali

Prende il via la seconda fase di Finance, Learning, Innovation and Patenting for Cultural and Creative Industries (Flip for CCIs), il progetto pilota lanciato dall'Unione Europea con l'obiettivo di testare politiche e azioni per sviluppare il settore delle industrie culturali e creative. La prima fase del progetto, iniziata nel novembre 2018, si è principalmente concentrata sugli aspetti relativi all'accesso ai finanziamenti (Finance) e alla registrazione dei brevetti (Patenting). In questa seconda fase, supportata con un bando da 1.050.000 €, si vuole invece esplorare il divario tra la formazione, lo sviluppo delle competenze e il mercato del lavoro, incoraggiando i collegamenti tra industrie culturali e gli hub creativi, gli spazi di produzione, i fablab e i centri culturali. L'organizzazione che sarà scelta da questo tender, con scadenza il12 agosto 2019, dovrà organizzare attività con professionisti e imprenditori del settore nelle diverse nazioni dell'Unione per testare approcci innovativi all'insegnamento, mappare le buone pratiche già esistenti, progettare schemi di peer-learning, ma soprattutto introdurre degli standard europei legati alle competenze, che possano facilitare la mobilità e l'inserimento dei professionisti dell'area culturale nel mondo del lavoro. Tra gli obiettivi specifici di quest'iniziativa, infatti, c'è proprio quello di lavorare sul tema dell'allineamento delle qualifiche rispetto agli schemi di riferimento già esistenti, dove spesso le professioni del patrimonio culturale sono assenti o non visibili in quanto rappresentate sotto altre diciture. Stiamo parlando, ad esempio, dello European Qualification Framework (EFQ) ed ESCO (European Skills, Competences, Qualifications and Occupation) , una piattaforma multilingua sviluppata per l'implementazione della New Skills Agenda for Europe , che identifica e classifica oltre 13.000 competenze, qualificazioni e occupazioni per fornire un linguaggio comune a chi cerca lavoro, ma anche per le imprese e le istituzioni che cercano candidati europei.

FLIP for CCIs. È un progetto lanciato in seno all’ European Framework for Action on Cultural Heritage , il piano d'azione della Commissione Europea che fa seguito all'Anno Europeo del Patrimonio Culturale. All'interno di questo contesto e proprio sul tema delle professioni della cultura, un gruppo di esperti appartenenti a 22 Stati europei ha pubblicato nel maggio 2019 la ricerca  Fostering Cooperation in the European Union on Skills, Training and Knowledge Transfer in Cultural Heritage Professions” ( qui il testo ). Attraverso lo studio di case study, il report ha raccolto una serie di raccomandazioni a supporto della formazione scolastica e professionale relativamente alle professioni della cultura, toccando per la prima volta anche il tema della trasmissione delle competenze che riguardano il saper fare tradizionale. Le raccomandazioni si basano su una solida analisi SWOT di punti di forza, debolezza, opportunità e minacce delle professioni del patrimonio culturale e sull'analisi di alcuni centri di formazione professionale europei (Romania, Portogallo, Svezia e Austria).Come ha spiegato Erminia Sciacchitano, nella Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea, che ha coordinato il lavoro dei 22 Stati, ”negli ultimi anni, le politiche europee su cultura e patrimonio culturale si sono spostate verso un approccio sempre più olistico e integrato.


C'è un'attenzione maggiore ai benefici sulle comunità, al loro coinvolgimento e alle sinergie fra creazione contemporanea e conservazione del saper fare tradizionale. Questo nuovo approccio presuppone anche un cambio di ruolo dei professionisti del patrimonio culturale, che oggi si trovano ad affrontare nuove sfide, ma spesso senza possedere una preparazione appropriata. Come Europa dobbiamo senz'altro sostenere e rafforzare le competenze classiche, quelle legate alla tutela e alla conservazione anche in un'ottica della rivoluzione digitale, ma affinché i professionisti della cultura vengano riconosciuti non solo come tecnici, dobbiamo anche iniziare a introdurre nel settore nuove competenze “orizzontali” come quelle della comunicazione, della negoziazione e della mediazione con le comunità oggi sempre più necessarie. Inoltre, un altro tema da affrontare con urgenza è la trasmissione dei mestieri tradizionali, che rischiano di andare perduti per mancanza di un sistema di formazione e valorizzazione strutturato”.
Le raccomandazioni del report, raggruppate nei quattro pilastri teorici che hanno supportato lo European Year of Cultural Heritage , sono:
Engagement: favorire la comunicazione tra i vari istituti europei e una maggiore presenza sui portali digitali per migliorare la comprensione del settore e delle professionalità coinvolte.
Sustainibility: condividere e validare a livello europeo le competenze e le certificazioni necessarie per lavorare nel settore, introducendo uno schema di valutazione delle skills con standard riconosciuti da tutti gli enti e le università.
Protection: incoraggiare la collaborazione tra professionisti e policymakers per identificare le professioni attualmente coinvolte nei progetti culturali e proteggere i mestieri a rischio integrandoli con nuove prospettive, ma anche fare un lavoro di mappatura per migliorare la collezione strategica dei dati del settore.
Innovation: supportare la formazione permanente attraverso la cooperazione dei diversi corpi ed enti internazionali come l'ICCROM , favorendo la mobilità transnazionale e l'aggiornamento delle competenze relativamente alle nuove esigenze del settore.

Fonte:  https://www.ilsole24ore.com/art/dalle-ue-bando-1050000-le-nuove-professioni-culturali-AC5gMaV?fbclid=IwAR1YIl62zL4BSg___wiqAbgw9FJnyjxXnWLdYILBKcsGcLkr1tIKbuVr65A