Un nuovo insieme di indicatori per misurare pace e sicurezza

Avere un quadro statistico completo della situazione socio-economica di un Paese è un requisito essenziale per identificare politiche efficaci per la pace e la stabilità. Questo non sempre è possibile, soprattutto nel caso di Paesi che stanno vivendo, o che hanno vissuto da poco, una guerra e che spesso non sono in grado di fornire rilevazioni statistiche adeguate. Si rallenta così il percorso verso gli obiettivi fissati dalle Nazioni unite nell'Agenda 2030. Un problema, visto che la pace e la sicurezza delle istituzioni, principi fissati nel Goal 16, sono il perno su cui si basa una società inclusiva.

Per questa ragione, il report annuale sullo sviluppo delle politiche per il raggiungimento del Goal 16, elaborato dall’Institute for Economics & Peace (Iep), quest’anno si intitola “SDG16+ Progress Report 2019: A comprehensive global audit of progress on available SDG16 indicators” e definisce un nuovo insieme di indicatori, chiamato SDG16 + per integrare i traguardi fissati dal Goal 16 con una visione globale, che tenga conto anche degli altri Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Nella presentazione si avverte che, anche se esiste un evidente collegamento concettuale tra gli obiettivi SDG16 e quelli aggiuntivi di SDG16 +, non può essere stabilito un chiaro collegamento empirico tra i due gruppi. Solo due dei nuovi indicatori, infatti, mostrano una relazione alta e statisticamente significativa con SDG16. La mancanza di informazioni è la causa del problema: se fossero disponibili più dati il legame emergerebbe con maggiore chiarezza, si legge nel report. Solo per quattro dei 44 indicatori del sistema SDG16 e SDG16+ impiegato per elaborare l'indice di Pace positiva sono disponibili dati validi per tutti i 163 Paesi e solo per due indicatori è disponibile una serie storica di cinque o più anni. L’analisi condotta dall’Iep ha condotto alla conclusione che solo per 15 dei 33 indicatori del sistema SDG16+ è possibile reperire dati ufficiali, e solo sei indicatori sono disponibili in più di 100 paesi.

Proprio il quadro statistico descritto dall'indice Positive Peace, tuttavia, fornisce indicazioni importanti sugli obiettivi di SDG16 +. In primo luogo perché i 163 paesi analizzati coprono il 99,7 per cento della popolazione mondiale. In secondo luogo perché l'indice evidenzia una relazione significativa con 12 dei 15 indicatori SDG16 +, segnale che si tratta di un indicatore adeguato. In altre parole, l'indice agisce come un sostituto per misurare l'approccio sistemico più ampio che SDG16 + mira a catturare e potrebbe anche fungere da buon punto di riferimento per verificare o acquisire incongruenze nelle statistiche ufficiali dei Paesi.

Sulla base di questa analisi, il quadro elaborato dall’Institute for Economics & Peace non è positivo: il 10% dei 163 Paesi studiati non ha ancora fatto nulla per adeguare i propri istituti statistici nazionali alla raccolta dei dati necessari per la definizione dei nuovi indicatori. Una rincorsa che potrebbe richiedere anni. Si tratta di un ritardo che rischia di coinvolgere anche i Paesi più avanzati: con una tale carenza di dati, si prevede che anche questi Paesi faranno fatica a raccogliere tutti gli indicatori necessari per gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Un problema, quello della raccolta di dati, che si collega ad un altro aspetto emerso dal documento: i Paesi fragili, quelli in conflitto o che hanno superato da poco una guerra hanno una capacità di elaborazione statistica molto inferiore rispetto ai Paesi in pace. Questo li rallenta sia nel raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030, sia nell'elaborazione di dati efficaci per la definizione di politiche adeguate per lo sviluppo economico.

A cura di William Valentini


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